Sono un sostenitore convinto dell’agricoltura biologica e della filiera che si è creata attorno a questa straordinaria risorsa del sistema Paese. Convinto ma non cieco. Il biologico ha consentito all’agricoltura italiana di sopravvivere e di costruirsi una nuova identità, trasferendosi nella fascia alta del mercato, l’unica dove non siamo schiacciati dalla concorrenza. Risultato: oggi abbiamo 38.679 produttori biologici, record europeo, e un’estensione dei terreni (che altrimenti sarebbero a rischio speculazione edilizia) pari a più di un milione di ettari. In spazi ci supera solo la Spagna, mentre in Italia in quanto a clienti siamo dietro soltanto alla Germania. Il biologico, in pratica, significa qualità, sviluppo del migliore made in Italy, difesa vitale dell’agricoltura e del territorio. E significa lavoro, nuovi consumi e meno sprechi: dunque crescita economica.
Come tutti i fenomeni economici, quando esplodono, anche nel biologico non mancano i rischi e per scansarli bisogna giocare a carte scoperte. Un esempio? A Verona sono state sequestrate 2.500 tonnellate di prodotti biologici falsi, provenienti dalla Romania e dai paesi dell’Est, e sette persone sono finite agli arresti: la notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata particolarmente gonfiata dai mass media tedeschi, felici di dare un colpo alla concorrenza italiana.
Per saperne di più continua la lettura su